Lecco. «Gli aiuti all’investimento vanno legati a vincoli sul lavoro»
Maurizio Oreggia, segretario Fiom: «Casi come Husqvarna ce ne sono tanti
Da un giorno all’altro le
multinazionali possono permettersi di chiudere e traslocare»
Centotrentacinque lavoratori
“a piedi” per la chiusura di due aziende storiche del territorio lecchese.
Le lettere di licenziamento
partite il 5 giugno, in concomitanza con la fine degli ammortizzatori sociali,
hanno aperto le porte della disoccupazione per persone, che ora dovranno
appoggiarsi sulla Naspi e puntare sulla riqualificazione professionale per
rientrare al lavoro.
«Quelle relative a Husqvarna
e Maggi sono situazioni maturate in contesti diversi l’una dall’altra – ha
commentato Maurizio Oreggia, segretario generale della Fiom Lecco -. La
questione dell’azienda di Valmadrera deve fare riflettere rispetto all’assenza
di vincoli per chi investe circa il fatto che possa scaricare le persone con
questa facilità. È un tema di rilievo: aiuti e agevolazioni finalizzati ad
attrarre investimenti vanno legati a obiettivi di occupabilità e tenuta del
territorio. Perché spesso i sostegni ottenuti da queste società arrivano dal
pubblico e, quindi, dai contribuenti».
Oggetto della critica di
Oreggia, in questo caso, la libertà di chiudere la produzione della Husqvarna
quando si sarebbe potuto procedere diversamente. «Il mercato c’era, ma la
possibilità di cui queste realtà godono, senza vincoli, permette loro di fare
quello che vogliono. È un caso emblematico per il nostro territorio, in un
Paese dove queste cose accadono con frequenza.
La questione Maggi, invece,
è diversa. «In questo caso si parla di una modifica delle norme che potrebbe
entrare in vigore nei prossimi mesi. Stiamo seguendo gli sviluppi, ma pare che
l’orientamento del legislatore sia impostare un metodo finalizzato a evitare il
più possibile il fallimento aziendale, anche perché questo ha sempre
ripercussioni non solo sui dipendenti ma anche su altri piccoli imprenditori,
fornitori, subfornitori e via dicendo. Si dovrebbero introdurre elementi di
controllo nelle aziende per permettere interventi tempestivi con cui
riequilibrare l’impresa».
In entrambi i casi –
Husqvarna e Maggi – si parla comunque di lavoratori rimasti senza
un’occupazione. Ottantuno a Valmadrera e 54 a Olginate (al lordo di singole
posizioni che hanno trovato una soluzione positiva e che, dunque, riducono
sensibilmente questo totale – alla Maggi, ad esempio, le lettere di
licenziamento sono state complessivamente 35), che dovranno per la maggior
parte cercare un altro lavoro.
«Percorso, questo, che sarà
sicuramente difficile – ha aggiunto Oreggia -. Per entrambe le situazioni, al
di là di chi con gli ammortizzatori sociali riuscirà ad agganciare la pensione,
il problema sarà riuscire a ricollocare i lavoratori, soprattutto quando si
parla di persone che sono state impiegate nella stessa mansione per anni, senza
alcun aggiornamento con le nuove tecnologie e in termini di competenze
linguistiche. Ne deriva un ulteriore ragionamento: la formazione di chi lavora
deve essere strutturale e continua, per non subire l’introduzione di nuove
tecnologie nei processi produttivi e restare il più possibile appetibile sul
mercato del lavoro»
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